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Finanza

Lavoro a chiamata, in quali settori può essere usato

Cosa è effettivamente il lavoro a chiamata? E come viene somministrato? Scopriamo insieme in quali settori può essere usato e quelli nei quali non è consentito o limitato.

Dove può essere applicato il lavoro a chiamata

Il lavoro a chiamata, conosciuto anche come lavoro intermittente, è una tipologia contrattuale prevista dalla normativa italiana che consente a un datore di lavoro di richiedere la prestazione di un lavoratore solo in determinati periodi. Ovvero quando si presenta un’esigenza effettiva. Questo tipo di contratto è pensato per situazioni in cui l’attività lavorativa non è continua nel tempo, ma si ripete in modo saltuario o discontinuo.

È una forma di impiego molto flessibile, che però può essere utilizzata solo in specifici contesti. La legge stabilisce infatti dei criteri precisi per determinare quando è possibile ricorrere a questo tipo di contratto. In primo luogo, può essere utilizzato nei casi in cui l’attività lavorativa sia per sua natura intermittente, come avviene per esempio nei settori del turismo, della ristorazione, dello spettacolo o in occasione di eventi stagionali.

In questi ambiti, la necessità di personale può variare notevolmente nel corso dell’anno e questo approccio permette alle aziende di gestire meglio i picchi di attività.

Oltre alla natura del lavoro, la normativa fissa anche dei requisiti soggettivi. Il contratto intermittente può essere utilizzato per lavoratori con meno di 24 anni di età o per coloro che hanno più di 55 anni, indipendentemente dal settore. Tuttavia, anche in presenza di questi requisiti anagrafici, il lavoro a chiamata deve comunque rispondere alle caratteristiche di discontinuità richieste dalla legge.

Dove è essenzialmente vietato

Non tutti i settori possono però fare ricorso a questa modalità contrattuale. In particolare, è vietato l’utilizzo del lavoro a chiamata nei casi in cui l’attività lavorativa sia considerata continuativa, organizzata in modo stabile e strutturato, come avviene in ambiti come l’edilizia, la logistica, l’industria manifatturiera o nei trasporti. Questi comparti richiedono un’organizzazione del lavoro regolare e prevedibile, elementi incompatibili con la natura flessibile del lavoro intermittente.

Anche le normative sulla sicurezza e sulla formazione obbligatoria rendono il lavoro a chiamata poco adatto a contesti in cui sono richiesti standard particolarmente elevati, come nei cantieri o nelle fabbriche. Inoltre, in molte di queste attività, i contratti collettivi di settore escludono espressamente il ricorso a questa tipologia contrattuale.

È importante ricordare che il lavoro a chiamata deve sempre essere stipulato per iscritto e comunicato al Ministero del Lavoro ogni volta che il lavoratore viene chiamato. In caso di uso improprio, l’Ispettorato del Lavoro può intervenire e riqualificare il rapporto come contratto a tempo indeterminato, con tutte le conseguenze del caso.

Il lavoro a chiamata è quindi uno strumento utile e legale. Ma deve essere usato con attenzione e solo nei contesti in cui è effettivamente previsto dalla normativa.