Finanza

Imprese pubbliche e sovranità nazionale: il caso dell’argentina YPF

Ha avuto risalto internazionale la notizia che la Burford Capital, grande società finanziaria e di gestione patrimoniale specializzata nel settore legale ha avviato un’azione giudiziaria nei confronti dell’Argentina per una vicenda che riguarda la società petrolifera YPF (Yacimientos Petrolíferos Fiscales). Nata nel 1922 come impresa pubblica, la YPF fu privatizzata nel 1992 e ri-nazionalizzata nel 2012; il motivo del contendere è legato proprio alla ri-nazionalizzazione che avrebbe portato a perdite per i privati, tali da causare il fallimento di due società (che controllavano il 25% di YPF) facenti parte del gruppo Petersen dal quale Burford ha acquistato i diritti processuali nella procedura di bancarotta. Recentemente un giudice americano ha condannato YPF a cedere a Burford il 51% delle azioni ma la vicenda è ancora aperta in seguito al ricorso dell’Argentina.

Al di là dell’interesse in sé, questa vicenda merita attenzione perché invita a ricostruire la storia della YPF, una storia tutt’altro che lineare ma che permette di far emergere il ruolo che la società ebbe, soprattutto nella prima fase, non soltanto nel consentire all’Argentina di conseguire l’autonomia energetica ma anche di realizzare politiche territoriali che hanno dato sostegno alla popolazione in aree lontane dai principali centri urbani, in particolare in Patagonia (Scardino e Gacia, in Eure, 2023).

E’ utile ricordare che nel corso del XX secolo in America Latina gli Stati nazionali hanno spesso agito come imprenditori; gli esempi più evidenti si sono avuti in Argentina, Brasile e Messico e hanno interessato l’industria pesante e il settore degli idrocarburi.

Nel ripercorrere questa storia ci concentriamo sul caso del principale giacimento di idrocarburi non convenzionali: Vaca Muerta nella provincia di Neuquén, che si trova  nella Patagonia nord-occidentale.

Il periodo della prima nazionalizzazione. La storia inizia con la scoperta del petrolio a Plaza Huincul, nella provincia di Neuquén nel 1918. Lo Stato Nazionale tramite la Dirección General de Minas, Geología e Hidrología de la Nación stabilì un perimetro fiscale di 8.000 ettari per impedire l’insediamento di attività private. Nacque così la città di Plaza Huincul. Poco dopo, nel 1921, fu creato l’Ufficio del Registro Civile e fu inaugurata la Stazione Ferroviaria al km 1291 del Gran Ferrocarril del Sud (Grande Ferrovia del Sud), che collegava Bahía Blanca (cittá meridionale di Buenos Aires) con Zapala (provincia di Neuquén).

La YPF nacque il 3 giugno 1922, proprio al termine della presidenza di Hipólito Yrigoyen, cui succedette Marcelo T. de Alvear, ed è sempre stata la più grande imresa del Paese, un simbolo non solo di progresso economico, ma anche di costruzione della sovranità nazionale e dell’integrazione territoriale

Alla YPF fu affidato lo sfruttamento del petrolio a Plaza Huincul e alle cosiddette “Commissioni Geologiche”, che essa formò, fu assegnato il compito di esplorare il territorio nazionale alla ricerca di risorse e di acquisire conoscenze sul sottosuolo. Nel 1927, sotto il controllo della YPF, furono allestiti altri due campi nella stessa area di Plaza Huincul, e molti anni dopo, nel 1976, vi fu installata una raffineria.

Lo sviluppo degli idrocarburi e gli investimenti resero l’area attraente e una popolazione via via crescente si stabilì nell’area circostante Plaza Huincul, dando vita a quella che in seguito sarebbe stata conosciuta come Cutral-Co. Anche gli ex residenti di Plaza Huincul furono trasferiti lì dopo che l’area fu recintata ad uso esclusivo del Governo Nazionale (Álvarez Palau, in Simposio Internacional: Globalización, innovación y construcción de redes técnicas urbanas en América y Europa, 1890-1930 2012).

Lo schema di intervento territoriale attuato da YPF in Plaza Huincul è stato replicato nelle diverse aree sfruttate dall’impresa nei decenni successivi al 1970. Tale schema oltre alla formazione e all’istruzione dei dipendenti, in parte reclutati nelle province settentrionali dell’Argentina, prevedeva l’urbanizzazione di aree scarsamente popolate del paese.

Di fatto, YPF operava come ente locale, creando le condizioni per l’insediamento dei propri dipendenti e delle loro famiglie attraverso la costruzione di alloggi e infrastrutture urbane. Il Governo Nazionale, attraverso una società pubblica, ne definiva le azioni a livello territoriale e istituzionale.

La YPF intervenne nelle questioni di pianificazione urbana, costruendo quartieri nonché strutture sanitarie e scolastiche. Ciò avvenne perché l’insediamento di Plaza Huincul sorgeva su un piccolo appezzamento di terreno che l’impresa aveva destinato al proprio sviluppo, generando conflitti – che sarebbero durati decenni – con i residenti che chiedevano di rendere autonoma la città. SI veniva così a riprodurre in un contesto di capitalismo periferico la contrapposizione tipica nel territorio nazionale tra centro e periferia.

Nella provincia di Neuquén sono stati individuati e sfruttati anche altri giacimenti petroliferi (Catriel, Loma la Lata, Puesto Hernández, tra gli altri), e i processi di sviluppo del territorio sono stati diversi ma sempre caratterizzati dalla presenza dell’impresa pubblica e, naturalmente, da una intensa attività petrolifera. Non sono mancate, durante tutto il periodo, iniziative private; molte imprese hanno investito ingenti capitali nella regione, consentendone il consolidamento socio-territoriale. Il territorio della provincia ha anche beneficiato del ruolo importante svolto dagli investimenti, realizzati centralmente dallo Stato, in infrastrutture di trasporto e irrigazione (Álvarez Palau, 2012). Queste ultime hanno permesso l’irrigazione delle valli dei principali fiumi, garantendo così il consolidamento del legame tra produzione primaria (coltivazione di pere e mele e vinificazione) e sviluppo dei mercati, che ha facilitato gli insediamenti.

La privatizzazione e le sue conseguenze. Nel 1992, sotto la presidenza di Carlos Menem, il Congresso approvò la legge di privatizzazione della YPF.

Il processo era stato avviato qualche anno prima e si inseriva nell’ondata di deregolamentazione che aveva trasformato la configurazione della provincia di Neuquén. Il Censimento Nazionale della Popolazione e delle Abitazioni del 1980, come osservano Vapnarsky e Pantelides (1987),  aveva documentato il passaggio da un modello insediativo da “città dispersa” a un modello di “metropoli” incentrato sulla città di Neuquén, con la conseguenza che il capoluogo di provincia aveva gradualmente incorporato funzioni precedentemente svolte a General Roca, Cipolletti o Bahía Blanca.

Questa trasformazione, che ha interessato principalmente le città dell’Alto Valle de Río Negro e Neuquén nella Patagonia settentrionale, è stata trainata dalla diversificazione produttiva promossa dalle amministrazioni provinciali. Tuttavia, la crescita produttiva associata all’esplorazione e allo sfruttamento di idrocarburi e risorse idriche (Vapnarsky e Pantelides, in CEUR Research Reports, 1987) si è verificata a scapito della produzione vitivinicola, frutticola e agroindustriale, che ha svolto un ruolo secondario nella matrice economica regionale.

A partire dagli anni ’90, anche per l’elevato livello del debito estero, furono attuate una serie di politiche neoliberiste e si ebbero molti investimenti da parte di operatori stranieri, motivati dalla ricerca del profitto. Tutto ciò produsse una trasformazione del territorio. Diversi governi latinoamericani decisero di dare attuazione alle direttive delle agenzie internazionali che raccomandavano, principalmente, di esternalizzare, deregolamentare e privatizzare. E così YPF fu privatizzata, anche perché le entrate fiscali che essa assicurava allo Stato erano limitate mentre le entrate che la sua vendita ai privati poteva fruttare erano rilevanti e quindi di rilevante beneficio per i conti dello Stato.

Si trattò di una delle maggiori privatizzazioni di questo periodo che portò con sé anche la provincializzazione di una parte dei giacimenti petroliferi. Tutto ciò mentre lo Stato limitava le sue funzioni di regolamentazione e di controllo sugli attori privati ​​e sul mercato locale degli idrocarburi.

Questi cambiamenti si sono naturalmente riflessi sui territori e sulle popolazioni dipendenti da YPF. Centinaia di dipendenti e team tecnici sono stati licenziati o costretti al pensionamento anticipato, e centinaia di famiglie hanno visto il loro stile di vita sconvolto.

Nei decenni successivi si è assistito a un nuovo cambiamento nel ruolo dello Stato, con il ritorno alla pianificazione territoriale e al controllo delle attività strategiche.

La nuova nazionalizzazione. Nel 2012, anche grazie al miglioramento dell’indebitamento che permetteva maggiore autonomia rispetto alle pressioni delle agenzie internazionali, si è dato corso a un significativo cambiamento nella politica sugli idrocarburi. Sotto la presidenza di Cristina Kirchner il Congresso promulgò la Legge sulla Sovranità degli Idrocarburi, che, insieme al relativo decreto regolamentare (Legge 26.741 e Decreto 1277/2012), tentava di ridare allo Stato nazionale il controllo delle risorse naturali. A questo scopo la Legge dispose l’espropriazione del 51% del capitale azionario di YPF S.A. detenuto dalla spagnola Repsol, che lo aveva acquisito quasi integralmente nel 1999 per poi cedere nel 2007 il 25% al gruppo Petersen guidato dall’imprenditore argentino Enrique Eskenazi (successivamente Repsol vendette altre quote sicchè al momento della ri-nazionalizzazione possedeva il 57% del capitale). Le modalità con cui avvenne la ri-nazionalizzazione, come si è già ricordato, avrebbero danneggiato il gruppo Petersen e sono al centro della vertenza giudiziaria in corso.

Allora venne anche dichiarato che il raggiungimento dell’autosufficienza idrocarburica rappresentava un obiettivo di interesse nazionale, con lo scopo di porre fine alla perdurante dipendenza dell’Argentina dalle importazioni. Nel 2013, la YPF nazionalizzata ha firmato un contratto con la Chevron per lo sfruttamento di idrocarburi non convenzionali nel giacimento di Vaca Muerta. Prevedibilmente, l’avvio del progetto, unito all’ aspettativa di ampie opportunità di occupazione, ha favorito un’intensa migrazione della popolazione verso la provincia con effetti di trasformazione dello spazio interessato. Ma ciò è avvenuto in modo spontaneo al di fuori di complessivi interventi di pianificazione e sviluppo territoriale.

La nuova YPF, diversamente da quanto aveva fatto nel primo periodo, non era più l’entità che costruiva e dava forma concreta ai territori, non era più direttamente responsabile della progettazione e della costruzione di infrastrutture sociali. Come riportato sul sito web ufficiale della Fondazione YPF, la divisione Sviluppo Locale dell’azienda si limita a fornire supporto ai comuni e alle comunità coinvolte nell’organizzazione della crescita territoriale, nella generazione di nuove filiere produttive per rafforzare il circuito degli idrocarburi non convenzionali, nella realizzazione di attività di formazione e nel finanziamento di progetti specifici.

Inoltre, la recente esperienza della ri-nazionalizzata YPF, riproduce la divisione del lavoro dominante a livello nazionale che è basata su normative diverse a seconda del tipo di contratto, della provenienza, del settore, della specializzazione e dell’anzianità dei lavoratori. Il che consolida una struttura sociale duale, tipica delle economie latinoamericane. Tutto ciò fornisce una visione più completa dei complessivi cambiamenti nelle politiche economiche intervenuti rispetto al periodo della prima nazionalizzazione di YPF.

Conclusioni. La veloce ricostruzione storica che abbiamo proposto porta a considerare che la privatizzazione di YPF ha comportato lo smantellamento di un progetto statale che aveva permesso al governo nazionale di intervenire in aree scarsamente popolate, coordinare le politiche e stabilire nuovi livelli di governo, nella regione di Neuquén che faceva parte del territorio nazionale. Inoltre, la privatizzazione ha impedito allo Stato di attuare un’efficace strategia per riorganizzare il circuito degli idrocarburi, con conseguente perdita di autonomia energetica, testimoniata dalla riduzione della produzione e dalla crescita delle importazioni di combustibile.

Questa situazione cambiò con la rinazionalizzazione, ma YPF non riacquistò la rilevanza nella pianificazione territoriale che l’aveva caratterizzata nei suoi primi decenni. Infine, questa perdita di rilevanza a livello regionale può anche essere correlata alla perdita di sovranità dell’Argentina in termini di risoluzione delle controversie giudiziarie relative a YPF, che non si svolgono a Buenos Aires ma a New York. Questa perdita di sovranità ha reso possibile la causa intentata dal Burdford Fund a New York. Tuttavia, nel caso del ricorso presentato dalla Corte distrettuale di New York, la suddetta legge 26741 impone un’ulteriore limitazione all’esecuzione della sentenza, in quanto vieta al governo di trasferire le quote di espropriazione senza la previa approvazione del Congresso nazionale (Krakowiak, in Econojournal, 2025).

In conclusione, al di là di come si risolverà, la controversia legale invita a riflettere sul ruolo dello Stato latinoamericano, sui problemi che pone lo sfruttamento delle risorse naturali in periferia e, soprattutto, sulle potenzialità che un’impresa pubblica ha di servire in vari modi gli interessi nazionali.