dazi,-donald-trump-difende-la-sua-politica
Finanza

Dazi, Donald Trump difende la sua politica

Donald Trump, in merito ai dazi, difende la sua politica. E su questo non avevamo assolutamente dubbi. Ma cos’altro ha detto nel corso della celebrazione dei suoi primi 100 giorni al comando?

Vista dall’esterno, la politica di Donald Trump sembra essere solamente esagerata, condotta non propriamente in modo democratico e protezionista. Per quel che riguarda i dazi, poi, le conseguenze sull’economia mondiale sono state importanti. E, allo stesso tempo, non in grado di dare il giusto supporto all’economia americana.

Il presidente degli Stati Uniti d’America, parlando in Michigan di questi suoi primi 100 giorni, dipinge tutto come qualcosa di perfetto e necessario per rendere nuovamente l’America “grande“. La realtà dei fatti, oggettivamente, vede tutto il mondo avere scarsa fiducia negli Stati Uniti. E soprattutto vede una guerra commerciale, basata sui dazi, per il momento vinta dalla Cina.

A dover cedere, infatti, finora è stato proprio il tycoon, il quale, tra l’altro, ha fatto sapere che allenterà un po’ la tensione sul settore automotive, evitando che si sommino i dazi sulle auto a quelli sull’alluminio e sull’acciaio.

Una loro addizione, infatti, trascinerebbe a fo il settore automotive, portando a conseguenze devastanti anche per i lavoratori statunitensi. Donald Trump non ha affrontato il problema dell’enorme calo di consenso ricevuto e sottolinea, rilanciando, che ancora non è stato visto nulla di ciò che ha in mente. Nel suo discorso in Michigan ha parlato delle deportazioni di massa di migranti e dei tagli eseguiti per quanto riguarda la burocrazia federale. Non ha mancato nemmeno di ribadire la sua lotta contro quella che definisce “follia transgender“.

Critiche anche a Jerome Powell

Parlando di dazi, con molta probabilità, il presidente è davvero convinto di muoversi per il bene dell’America. Peccato che la realtà dei fatti voglia che qualsiasi attività da lui intrapresa sia praticamente finita in bancarotta. Ha fatto sapere che arriveranno delle leggi sugli sgravi fiscali, norme che bisogna ancora capire come verranno coperte economicamente. Da quel che si evince, la sua intenzione è proprio quella di utilizzare i soldi provenienti dai dazi. Peccato che non comprenda che saranno prima le aziende americane a pagare lo scotto.

Nel corso del suo discorso non sono mancati neppure attacchi nei confronti di Jerome Powell, anche se,  va detto, ha smesso di invocarne il licenziamento. Ha continuato a sostenere che la Cina meriterebbe tariffe addirittura pari al 145%. Peccato che, finora, però, sia sempre stato lui a dover tornare indietro sulle proprie decisioni, onde evitare il blocco di diverse attività e il ritiro del sostegno da parte di alcune grandi aziende.

Un quadro economico questo che, per quanto riguarda gli Stati Uniti, di certo non ci saremmo aspettati nemmeno in una realtà distopica.