Dalla sorveglianza alla sedazione: l’ascesa del capitalismo della pillola blu*
Potremmo essere testimoni dell’inizio di un cambiamento profondamente sgradevole nella natura del capitalismo. Esistono argomenti convincenti a sostegno dell’idea che stiamo passando dal “capitalismo della sorveglianza” a quello che potremmo chiamare “capitalismo della pillola blu”, un riferimento al film Matrix, in cui prendere la pillola blu significava coltivare una comoda illusione piuttosto che accettare la dura realtà.
L’evoluzione è diventata sempre più evidente: i sistemi di sorveglianza che un tempo si limitavano a raccogliere dati personali ora stanno trasformando queste informazioni in armi per intrappolare gli utenti in mondi fantastici accuratamente costruiti, alimentandoli con contenuti algoritmici progettati per massimizzare il coinvolgimento a tutti i costi. Ciò rappresenta non solo un’intensificazione delle pratiche esistenti, ma un cambiamento qualitativo nel modo in cui opera il capitalismo digitale.
Si consideri il fenomeno dell’evasione digitale che sta emergendo. Il Metaverso di Meta promette mondi virtuali in cui la realtà diventa facoltativa. Le piattaforme di “social” media, per cui le virgolette non sono mai state così necessarie, sono progettate per mantenere gli utenti agganciati, anche se sono sempre più evidenti le prove che il loro design è collegato al deterioramento della salute mentale e alla frattura delle relazioni sociali. Nuove applicazioni come Sora 2 offrono ora contenuti generati dall’intelligenza artificiale in grado di inserire gli utenti in realtà sintetiche senza soluzione di continuità. Forse i più preoccupanti sono i programmi basati sull’intelligenza artificiale (AI) progettati per conversare con gli utenti in modo naturale, offrendo non solo risposte informative ma anche compagnia, ascolto e supporto emotivo, simulando relazioni simili a quelle umane. Si tratta dei cosiddetti “AI companion chatbot”, come quelli recentemente annunciati da Open AI, che mercificano l’intimità umana stessa, offrendo relazioni (sessuali) simulate che non richiedono reciprocità o connessioni umane autentiche.
L’imperativo della monetizzazione. L’economia di Internet si è sempre basata su tre pilastri interconnessi: pubblicità, e-commerce e pornografia. L’attuale disperato orientamento verso la monetizzazione delle capacità dell’intelligenza artificiale rivela una scomoda verità sullo stato dei modelli linguistici di grandi dimensioni (Large Language Models, LLMs). Il divario tra le loro valutazioni astronomiche e la loro utilità effettiva ha creato un’enorme pressione per estrarre valore rapidamente e ovunque possibile, indipendentemente dalle conseguenze sociali.
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Questa corsa alla monetizzazione è anche l’indicazione più chiara che lo sviluppo degli LLMs ha incontrato ostacoli significativi. Gli ostacoli del mondo reale non si trovano principalmente nei documenti tecnici di ricerca, ma nelle strategie aziendali. Si manifestano nella frenetica corsa a trasformare qualsiasi capacità esistente in flussi di entrate che possano in qualche modo giustificare valutazioni basate su promesse rivoluzionarie che difficilmente si concretizzeranno nel breve periodo.
La traiettoria che stiamo seguendo rischia di diventare una profezia di decadenza sociale che si autoavvera. Man mano che vengono trascinati sempre più profondamente nei mondi fantastici, gli utenti pagano un prezzo elevato: solitudine, declino della salute mentale e crescente isolamento dai rapporti umani autentici. Tuttavia, questo isolamento rende la fuga artificiale algoritmica ancora più attraente. Man mano che le relazioni umane reali si atrofizzano e i legami sociali si indeboliscono, il simulacro digitale diventa non solo attraente, ma apparentemente necessario. Più le nostre comunità reali si deteriorano, più cerchiamo conforto in quelle artificiali, creando un circolo vizioso in cui la cura peggiora la malattia.
Le promesse non mantenute della tecnologia. Ci siamo già trovati in questa situazione, delusi dal fallimento della tecnologia nel mantenere le sue promesse. L’amara battuta “volevamo auto volanti e abbiamo ottenuto 140 caratteri” di Peter Thiel (miliardario tecno-oligarca e agitatore politico) ha catturato un precedente momento di disillusione nei confronti delle priorità della Silicon Valley. Ora ci troviamo di fronte a un contrasto ancora più netto: ci erano state promesse tecnologie in grado di curare il cancro, ampliare le capacità umane e risolvere le pressanti sfide globali. Invece, otteniamo chatbot sessuali basati sull’intelligenza artificiale e flussi infiniti di distrazioni personalizzate.
Non si tratta di determinismo tecnologico, ma di una scelta. Queste applicazioni proliferano perché rappresentano la via più rapida per ottenere profitti in un sistema che sistematicamente non riesce a dare un prezzo alle esternalità sociali. La crisi di salute mentale tra i giovani, l’erosione del dibattito civico, l’atomizzazione della società: nessuno di questi costi appare nei bilanci aziendali. Sono esternalizzati agli individui e alle comunità, mentre i profitti sono privatizzati e concentrati.
Il termine “capitalismo della pillola blu” coglie qualcosa di essenziale di questo momento storico. In Matrix, prendere la pillola blu significava scegliere la comoda ignoranza piuttosto che la difficile verità. La nostra economia digitale ci offre sempre più spesso lo stesso patto: rinunciare alla propria autonomia, accettare il feed algoritmico, trovare conforto in relazioni sintetiche e, soprattutto, continuare a consumare. Il mondo reale, con le sue complessità, i suoi conflitti e le sue richieste di impegno autentico, diventa qualcosa da cui fuggire piuttosto che da trasformare.
Se desideriamo evitare questa traiettoria distopica, in cui la fuga in Matrix diventa sempre più attraente perché la realtà è stata completamente svuotata, dobbiamo assumere la pillola rossa ora. Ciò significa prendere coscienza di come queste tecnologie vengono utilizzate, comprenderne i costi sociali e plasmare attivamente il loro sviluppo e la loro regolamentazione. Significa insistere affinché le tecnologie servano al benessere dell’umanità piuttosto che sfruttarne la fragilità.
La scelta che abbiamo davanti è netta ma chiara. Possiamo lasciarci trascinare ulteriormente nel “capitalismo della pillola blu”, dove il profitto viene estratto dall’isolamento umano e la sedazione digitale diventa la merce primaria. Oppure possiamo esigere che le nostre capacità tecnologiche siano indirizzate verso i bisogni umani autentici e il progresso sociale. Le auto volanti potrebbero non arrivare mai, ma possiamo comunque insistere su qualcosa di meglio della dipendenza algoritmica e delle fughe digitali da vite impoverite. Il momento di scegliere è adesso, prima che la fantasia diventi troppo confortevole per abbandonarla.
* Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese su Social Europe il 18 ottobre 2025.