Quando le fusioni aziendali danneggiano i lavoratori, l’Europa deve agire*
La concorrenza tra le imprese sul mercato del lavoro avvantaggia sia i lavoratori che l’economia, favorendo la crescita dell’occupazione e dei salari migliori nonché la proficua diffusione di buone idee tra i diversi settori produttivi. Molti lavoratori hanno, però, opzioni molto limitate nella ricerca di nuovi datori di lavoro, un vincolo che comprime i loro salari e soffoca il dinamismo dell’economia. Per riequilibrare questa asimmetria di potere è fondamentale controllare le fusioni aziendali che riducono la concorrenza sul mercato del lavoro, proprio come già fanno le autorità di regolamentazione per i mercati dei prodotti. Mentre gli Stati Uniti si sono recentemente mossi in questa direzione, l’Europa è in ritardo. L’attuale revisione delle linee guida sulle fusioni da parte della Commissione europea rappresenta un’opportunità fondamentale per colmare questo divario.
La trappola del monopsonio. Un mercato del lavoro locale è concentrato quando una ristretto numero di datori di lavoro domina le assunzioni in un settore specifico e in un’area geografica specifica. Se i datori di lavoro alternativi sono pochi, i lavoratori perdono potere contrattuale mentre le aziende acquisiscono quello che gli economisti chiamano “potere di monopsonio”, speculare al monopolio, ma applicato all’assunzione di lavoratori piuttosto che alla vendita di prodotti. In tutta l’OCSE, quasi un quinto dei lavoratori si trova intrappolato in mercati del lavoro almeno moderatamente concentrati. Le conseguenze vanno oltre la compressione dei salari: in questi mercati i livelli di occupazione sono più bassi e la mobilità dei lavoratori è ridotta, con la conseguenza che è ostacolata la contaminazione reciproca di idee che stimola l’innovazione.
Nonostante la consapevolezza che nel mercato del lavoro monopsonio e concentrazione sono crescenti, l’Unione Europea non ha intrapreso che pochissime azioni. Un approccio promettente potrebbe consistere, replicando quanto avviene nel mercato dei prodotti, nell’ impedire che le fusioni e le acquisizioni creino un potere eccessivo sul mercato del lavoro. La revisione in corso delle linee guida sulle fusioni da parte della Commissione Europea potrebbe, e dovrebbe, includere gli impatti sul mercato del lavoro tra i suoi criteri di valutazione.
Come anche nei mercati dei prodotti, la maggior parte delle fusioni non rappresenta una minaccia per la concorrenza nel mercato del lavoro. Tuttavia, quando fusioni e acquisizioni aumentano in modo sostanziale il potere all’interno dei mercati del lavoro locali, possono avere effetti devastanti sui salari e sulle prospettive di mobilità. Ricerche recenti rivelano che le fusioni all’interno di mercati del lavoro già concentrati non solo danneggiano i dipendenti delle società che si fondono, ma deprimono i salari in tutti i mercati del lavoro locali. Si consideri l’acquisizione da parte di CVS Health dell’attività farmaceutica di Target negli Stati Uniti: questa fusione di due importanti concorrenti ha fatto diminuire del 4% i salari dei farmacisti al dettaglio nelle aree in cui entrambe le società operavano. I lavoratori con meno alternative, quelli con scarse competenze o altamente specializzati, hanno subito perdite ancora più consistenti.
Fine del modulo
Mappatura della concentrazione in Europa. I mercati del lavoro locali comprendono in genere un’area di pendolarismo combinata con una specifica attività economica dalla quale i lavoratori non possono facilmente spostarsi. Purtroppo, non esiste un dataset completo su questo fenomeno in tutta l’UE, anche se alcune informazioni essenziali – identificativi delle aziende, attività economiche, dati sulla forza lavoro e indicatori regionali – potrebbero essere raccolte in alcune grandi indagini come la Structure of Earnings Survey e la Structural Business Survey.
Eurostat ha offerto alcune indicazioni attraverso statistiche sperimentali, calcolando i livelli di concentrazione delle professioni all’interno delle aree urbane funzionali grazie all’utilizzo dei dati online sulle offerte di lavoro. Sono emerse tendenze contrastanti: in 16 delle 20 professioni più comuni la concentrazione è moderata, mentre i dati correnti sulla concentrazione dell’occupazione per settore, tenendo conto delle multinazionali, rivelano una forte concentrazione in settori quali la produzione di tabacco, la raffinazione del petrolio, la produzione di autoveicoli, la fornitura di elettricità e gas e i prodotti farmaceutici.
L’analisi dei dati più copiosi forniti dall’Ocse e permette di individuare alcune chiare tendenze. La concentrazione è più intensa nelle zone rurali e meno urbane, nei lavori che richiedono competenze non trasferibili, in nicchie dominate da poche grandi aziende e con alte barriere e in settori come la finanza, l’IT e l’assistenza sanitaria.
Quali lezioni apprendere dagli Stati Uniti? Gli Stati Uniti hanno intensificato l’adozione di misure antitrust contro il monopsonio nel mercato del lavoro. Nel dicembre 2023, il Dipartimento di Giustizia e la Commissione Federale per il Commercio (FTC) hanno pubblicato nuove linee guida sulle fusioni che considerano esplicitamente gli impatti sul mercato del lavoro. La linea guida 10 segnala come potenzialmente problematiche le fusioni che ridurrebbero in modo sostanziale la “concorrenza per lavoratori, innovatori, fornitori o altri prestatori di servizi”.
Non si tratta di vuote parole. Nel 2024, la FTC ha contestato l’acquisizione da parte di Kroger di Albertsons, due catene di supermercati, con la motivazione che la fusione avrebbe cancellato “la concorrenza aggressiva per i lavoratori, minacciando la capacità dei dipendenti di ottenere salari più alti nonché maggiori benefici e migliori condizioni di lavoro”. La Commissione si è anche opposta alla fusione delle case di moda Tapestry e Capri sostenendo che essa avrebbe “eliminato l’incentivo per le due imprese a competere per i dipendenti” con effetti negativi su salari e benefici.
Nel 2022, il Dipartimento di Giustizia ha esaminato attentamente la proposta di acquisizione dell’editore Simon & Schuster da parte di Penguin Random House, mosso dalla preoccupazione che una riduzione della concorrenza avrebbe “diminuito la remunerazione degli autori, ridotto l’ampiezza, le profondità e la diversità delle nostre narrative e idee e, in ultima analisi, impoverito la nostra democrazia”.
Questo vigore normativo va oltre le fusioni: gli Stati Uniti hanno anche deciso di vietare completamente le clausole di non concorrenza anche se al momento la questione è in una fase di stallo.
L’approccio europeo rimane invece timido. Alcuni Stati membri hanno preso in considerazione l’impatto sul mercato del lavoro nelle valutazioni delle fusioni, come quando le autorità olandesi hanno esaminato la fusione di DPG Media con RTL Nederland, rilevando potenziali effetti negativi sulle opzioni di lavoro dei giornalisti (anche se alla fine hanno approvato l’accordo avendo concluso che le residue alternative sarebbero state sufficienti).
La necessità di una regolamentazione rigorosa si basa su una semplice questione di equità: i lavoratori meritano le stesse tutele competitive dei consumatori. L’attuale revisione delle linee guida sulle fusioni da parte della Commissione europea offre una grande opportunità per stabilire chiari criteri di individuazione delle fusioni orizzontali da sottoporre a revisione in quanto possono ridurre in modo significativo la concorrenza per i lavoratori all’interno di aree locali e in attività economiche definite.
Costruire un quadro europeo. Sebbene l’UE abbia compiuto solo timidi passi per preservare la concorrenza sul mercato del lavoro – ad esempio affrontando nel caso deliveryHero e Glovo la questione degli accordi di no-poaching, cioè di non assunzione di lavoratori da parte di un’impresa di lavoratori dell’altra – manca un approccio più completo. Sulla base dell’esperienza internazionale e delle crescenti evidenze fornite dalla ricerca accademica, i seguenti principi dovrebbero guidare la politica europea:
- Il dominio del mercato del lavoro funziona in modo diverso dal potere di mercato dei prodotti. Mentre i monopoli dei prodotti aumentano i prezzi, i monopsoni del lavoro riducono i salari, ovvero il prezzo pagato per il lavoro.
- Gli effetti negativi vanno oltre le singole imprese. La compressione salariale si ripercuote sull’intero mercato del lavoro locale, riducendo le retribuzioni in modo generalizzato e diminuendo la quota del lavoro sul valore aggiunto.
- Una maggiore concentrazione è correlata a una ridotta mobilità e, nel tempo, a un rallentamento dell’innovazione e della produttività. La stagnazione nella circolazione dei lavoratori soffoca la contaminazione reciproca di idee, essenziale per il dinamismo economico.
- Il dominio del mercato del lavoro richiede una valutazione separata da quella del potere di mercato nel caso dei prodotti, poiché i due fenomeni non coincidono necessariamente. Un’impresa potrebbe trovarsi ad affrontare una forte concorrenza per i propri prodotti pur dominando il mercato locale dell’occupazione.
- I mercati del lavoro interessati rimangono ostinatamente locali e specifici per attività. I responsabili politici non possono assumere che i lavoratori si trasferiscano semplicemente per motivi lavorativi: i legami familiari, i costi degli alloggi e i legami con la comunità creano forti ostacoli alla mobilità.
- Le fusioni si rivelano particolarmente dannose in mercati già concentrati, dove accrescono ulteriormente la concentrazione. I contesti ad alto rischio includono le zone rurali, le occupazioni che richiedono competenze altamente specializzate o di nicchia e settori quali la sanità, l’istruzione, la manifattura specializzata, i servizi di riparazione e le industrie altamente digitalizzate.
La Commissione europea si trova ora di fronte a una scelta chiara: continuare a permettere che le fusioni aziendali erodano il potere contrattuale dei lavoratori o proteggere la concorrenza sul mercato del lavoro con lo stesso impegno con cui la protegge sul mercato dei prodotti. Mentre le linee guida sulle fusioni sono in fase di revisione, incorporare criteri di accurata valutazione del mercato del lavoro non è solo una buona politica, ma è essenziale per preservare le dinamiche competitive che sono alla base dell’economia sociale di mercato europea. I lavoratori meritano la stessa vigile protezione dalle pratiche anticoncorrenziali di cui godono da tempo i consumatori. È ora che l’Europa agisca.
* Questo articolo è stato originariamente pubblicato in inglese su Social Europe, l’11 settembre 2025
Wouter Zwysen[2]
Desidero ringraziare Thaïs Sautereau du Part per l’assistenza nella ricerca e per il suo contributo.